Abbiamo il piacere di proporvi in questo articolo la testimonianza di una famiglia Puer, che intende trasmetterci come la vita di tutti noi può prendere direzioni diverse ed improvvise, quando decidiamo di aprire il cuore ed ascoltare i nostri pensieri profondi.

Abbiamo ricevuto questo racconto all’interno di una semplice mail in un momento intenso come quello attuale dove i primi arrivi dei minori in Accoglienza per il periodo estivo ci portano ad essere più attivi che riflessivi. E anche la lettura iniziale delle prime righe del testo erano più concentrate su aspetti tecnici e di verifica editoriale….poi improvvisamente dalle righe esce tutto l’amore del quale questa breve storia è intrisa. Davanti agli occhi ci sono ben chiari i gesti ed i sorrisi, la cura e la felicità nell’aver preso questo sentiero dal quale non si potrà mai più tornare indietro. Buona lettura.

 

“Tutto è cominciato una mattina al mare, in vacanza a capo Vaticano in Calabria. Fabiana, mia moglie, mi fa:

“vorrei accogliere un bimbo straniero…che ne pensi?” io titubante e poco preso, ho risposto con un “boh” di quelli così…

 In serata, dopo aver passato tutta la giornata al mare ed aver cenato, riprende il tema:

“io vorrei accogliere un bimbo…ci hai pensato?” la sua insistenza mi ci fa soffermare a pensare e dopo un po’ le dico “e come facciamo? il lavoro mio e il tuo? e poi chi ce lo darebbe? lasciamo stare, è meglio.” e chiudo così.

L’indomani, spiaggia, mare cristallino, lei che continua…spiega che è una cosa bella, che fai del bene, etc, così, per prendere tempo, per rinviare, per far desistere anche lei le dico:

“veditela tu, cerca una associazione, contattali, fai te” e torno al mio mare, alla mia spiaggia.

Qualche giorno dopo, tornati alla normale routine, mi dice con piglio deciso “ho contattato una associazione, ci sarebbe un incontro a Roma il tale giorno alla tal ora….”; la sua concretezza mi aveva spiazzato, perciò non potevo dirle di no, ci siamo organizzati e siamo andati.

Tante persone, tante parole, un po’ di imbarazzo e confusione in testa, ma una cosa era certa:

non era semplice, non era un gioco, non era per tutti…dalle testimonianze (tutte negative!!) si evinceva che ci voleva un gran cuore.

Mi sono deciso: facciamolo, e che sia moldavo.

Il 28 ottobre ci arriva una email nella quale ci dicono che c’è un bimbo di quasi 9 anni, un bimbo mai venuto in Italia e canonicamente poco adatto a noi (io e Fabiana abbiamo passato da poco i 30), un bimbo di nome Adrian.

E li l’entusiasmo comincia a galoppare: amici e parenti, tutti felici per noi, incuriositi e cominciano i preparativi! qualche vestitino e qualche gioco, una stanza trasformata da cabina armadio a cameretta ed il gioco è fatto.

Il nostro primo incontro è stato il 18 dicembre: traumatico.

All’aeroporto, in mezzo a tanta gente, c’è un bimbo piccolo, magro, spaventato e con una valigia dismessa, prestata da un amico (Pavel), lui è Adrian.

La testa mi si fa pesante, tanti dubbi, paura di non farcela, di non saper gestire la situazione, penso: “ma io, a questo, come lo aiuto?” come spesso mi è accaduto nella vita, nei momenti più difficili una persona che mi è stata sempre al fianco è intervenuta: tende la mano e gli dice “ciao, sono Fabiana”.

Mentre torniamo si fa un po’ di “conversazione” a gesti e la giornata scivola via.

Il resto è solo Amore. Un Amore indescrivibile, di un legame radicato che va oltre il tempo o il sangue, è l’amore tra genitori e figli.

Ci sono tanti aneddoti da raccontare, uno tra i tanti è senz’altro la richiesta di Adry di non chiamarci più per nome “io voglio chiamarti papà” detto nel suo improbabile (ma incredibile dopo solo qualche giorno!!) italiano, a tavola: a momenti mi strozzo per l’emozione!!!

Ci sono tante cose tristi da dire…i racconti della sua vita sono strazianti, farebbero star male anche se non lo conoscessi! poi non puoi dimenticare le (ri)partenze,quando all’aeroporto il cuore ti batte all’impazzata e le lacrime cadono dagli occhi senza che tu sia capace di trattenerle.

 Adrian ci ha cambiato la vita, una vita che sembrava perfetta prima, ma che a pensarci ora, quando lui non c’è, è incompleta…

È figlio nostro, e se il sangue, il cervello, la legge e tutto il resto dicono il contrario, beh peggio per loro.”

Franco